Nasco nel 1918 a Manchester, nel Regno Unito. Fino ai 9 anni studio a casa con mio papà, critico musicale e pianista che mi insegna tante cose, per esempio a parlare in tedesco. Sono una ragazza curiosa e con tanti interessi. A scuola mi appassiono all’arte e alla letteratura, ma dopo il diploma decido di […]

Nasco nel 1918 a Manchester, nel Regno Unito.

Fino ai 9 anni studio a casa con mio papà, critico musicale e pianista che mi insegna tante cose, per esempio a parlare in tedesco.

Sono una ragazza curiosa e con tanti interessi. A scuola mi appassiono all’arte e alla letteratura, ma dopo il diploma decido di iscrivermi a una facoltà scientifica.

Seguo i corsi di matematica del prestigioso Newnham College di Cambridge, ma dopo poco mi rendo conto non è quella la mia strada. Decido così di studiare psicologia, la disciplina che studia la mente umana.

Dopo la laurea lavoro al Montreal Neurological Institute, in Canada. Qui studio quello che succede alla nostra mente quando il cervello subisce dei danni.

Nel 1953 vengo contattata da William Scoville, un neurochirurgo (ovvero un medico che opera i pazienti al cervello) che mi chiede di studiare il caso di un paziente molto particolare, Henry Molaison, da poco sottoposto a un intervento chirurgico sperimentale per curare una grave malattia.

L’intervento, che consiste nell’asportazione di una piccola porzione di cervello, va bene. Dopo poco tempo il paziente sviluppa una forma molto particolare di amnesia, ovvero perdita della memoria. Ricorda tutto quello che è successo nella sua vita prima dell’operazione, ma non riesce a trattenere nessun ricordo di quello che è accaduto dopo.

Dispiaciuta e incuriosita, decido di sottoporre il signor Molaison a una serie di test. Gli chiedo, per esempio, di disegnare una stella mentre si guarda allo specchio. Scopro così che i risultati migliorano di giorno in giorno. Il signor Molaison è sempre più bravo a disegnare la stella, anche se non ricorda di essersi esercitato nei giorni precedenti.

Questa ricerca mi consente di dimostrare che il nostro cervello è fatto di tante aree, ognuna delle quali è specializzata in un tipo diverso di memoria. Il signor Molaison non riesce a trattenere i ricordi, ma in lui è ancora presente una forma di apprendimento automatico, legato a zone diverse del cervello, grazie al quale impara a disegnare sempre meglio la stella.

Nel 1957 esce un articolo in cui parlo dei risultati della mia ricerca. È un testo importantissimo, studiato da psicologi e neuroscienziati di tutto il mondo.

Oggi ho 102 anni, ma non mi sento per niente stanca. Il 15 luglio del 2018, in occasione dei festeggiamenti per il mio centesimo compleanno, ho dichiarato di avere “tutta l’intenzione di continuare per molti altri compleanni”.

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