Nasco a Vienna nel 1878. Cresco in una famiglia benestante e molto numerosa: sono la terza di otto figli, cinque femmine e tre maschi! Mia mamma è una musicista molto brava, mio papà un importante avvocato. Sin da piccola ho due grandi passioni: la musica e la scienza. A otto anni tengo un libro di […]

Nasco a Vienna nel 1878. Cresco in una famiglia benestante e molto numerosa: sono la terza di otto figli, cinque femmine e tre maschi! Mia mamma è una musicista molto brava, mio papà un importante avvocato.

Sin da piccola ho due grandi passioni: la musica e la scienza. A otto anni tengo un libro di matematica sotto il cuscino e passo ore a chiedermi quali siano le cause dei riflessi colorati di una chiazza di olio in una pozzanghera.

A scuola sono molto brava, ma ai miei tempi le ragazze che amano studiare e vogliono andare all’università non hanno molte possibilità. Dopo il diploma mi iscrivo in un istituto per diventare insegnante di francese; non ho un particolare interesse per le lingue, ma non ci sono alternative.

Nel 1899, però, viene approvata una legge che consente alle donne di accedere all’università. Mi metto a studiare con grande impegno e in poco tempo recupero ben otto anni! Nell’ottobre del 1901, poco prima di compiere 23 anni, supero il test di ammissione all’università. Sono felice!

Non so ancora se diventerò una fisica o una matematica, così nel dubbio studio entrambe le materie. Alla fine, grazie alle lezioni del professor Ludwig Boltzmann, mi appassiono alla fisica. Dopo la laurea, nel 1906, per un po’ faccio due lavori: la mattina insegno in una scuola per ragazze, il pomeriggio collaboro con Stefan Meyer, che mi fa interessare alla radioattività.

Di cosa si tratta? È difficile da spiegare, ma in parole povere è un fenomeno grazie al quale gli atomi di alcuni elementi chimici si trasformano in altri elementi, che possono emettere tanti tipi di particelle (cioè radiazioni) diverse. Per questo motivo sono chiamati radioattivi.

Mi trasferisco a Berlino, dove nel 1907 incontro il chimico Otto Hahn. Con lui studierò la radioattività per oltre 30 anni!  I primi tempi sono difficili – all’epoca le scienziate non sono viste di buon occhio – ma quando inizio a fare importanti scoperte sugli elementi radioattivi ottengo i primi riconoscimenti. Nel 1919 sono la prima donna tedesca a diventare professoressa all’università.

Nel frattempo sale al potere Adolf Hitler e la vita diventa sempre più difficile, soprattutto per le persone di origine ebraica come me. Nel 1938 sono costretta a fuggire dall’Austria e, dopo varie peripezie, raggiungo Stoccolma, dove vive il figlio di una delle mie sorelle, il fisico Otto Frisch.

Durante una passeggiata tra i boschi, a me e a Otto viene un’idea geniale: la fissione nucleare! Se si rompe il nucleo di un atomo molto pesante, questo si divide in nuclei di atomi più leggeri, rilasciando una grande quantità di energia.

Si tratta di una delle scoperte più importanti di sempre, per la quale ricevo tanti riconoscimenti. Avrei meritato anche il Nobel, ma i premi non sono poi così importanti. Quel che conta è fare ciò che si ama. E io amo la fisica con tutto il cuore.