Nasco nel 1928 a Philadelphia, negli Stati Uniti. Sin da bambina sono attratta dal cielo stellato. A 10 anni amo trascorrere ore col naso all’insù, affacciata dalla finestra della mia cameretta. “Vera”, mi dice la mamma, “non stare troppo a lungo con la testa fuori dalla finestra, ti verrà il raffreddore!”, ma io non l’ascolto. […]

Nasco nel 1928 a Philadelphia, negli Stati Uniti.

Sin da bambina sono attratta dal cielo stellato. A 10 anni amo trascorrere ore col naso all’insù, affacciata dalla finestra della mia cameretta. “Vera”, mi dice la mamma, “non stare troppo a lungo con la testa fuori dalla finestra, ti verrà il raffreddore!”, ma io non l’ascolto.

Quello spettacolo meraviglioso accende la mia curiosità: quando ci sono piogge di meteoriti, quelle che chiamiamo stelle cadenti, resto sveglia per osservarle e poi segno le traiettorie su una mappa. Non ho alcun dubbio: da grande farò l’astronoma.

A 14 anni, con l’aiuto di papà, costruisco un telescopio artigianale applicando delle lenti a un tubo di cartone. In questo modo riesco a vedere meglio le stelle. Mi piace partecipare agli incontri degli appassionati di astronomia, gli astrofili cittadini, e leggere i libri di James Jeans, famoso astronomo e divulgatore.

Dopo il diploma studio al Vassar College e a Princeton, vicino a New York, e poi trovo lavoro alla Georgetown University, nei pressi di Washington. Nel 1965 incontro Kent Ford, un astronomo che ha costruito uno strumento molto sensibile e sofisticato grazie al quale è possibile studiare la rotazione di alcune galassie. Iniziamo da M31, la galassia di Andromeda, e scopriamo qualcosa di strano.

Vera Rubin e Kent Ford (col berretto bianco) nel 1965, durante una delle prime osservazioni insieme. Immagine presa da: Carnegie Institution, Department of Terrestrial Magnetism

Le stelle nella zona più esterna della galassia dovrebbero muoversi molto più lentamente rispetto a quelle interne, che percorrono un’orbita più stretta e vicina al centro. È quello che succede, per esempio, nel Sistema Solare: i pianeti più vicini al Sole, come Venere e Mercurio, ruotano più velocemente rispetto a quelli più distanti, per esempio Nettuno e Urano.

In M31, invece, così come nelle altre galassie analizzate dopo, la velocità delle stelle esterne è uguale a quella delle stelle interne. Un fenomeno così strano può essere spiegato solo immaginando una forza “speciale”, generata da qualcosa che non riusciamo a vedere: una materia invisibile che decidiamo di chiamare materia oscura, proprio perché non sappiamo com’è fatta.

Galassia M31, o galassia di Andromeda. L’immagine è presa da Wikimedia Commons.

Il 27 per cento dell’universo è costituito da materia oscura e il 68 per cento da qualcosa di ancora più misterioso, l’energia oscura. Se l’Universo fosse una torta, la materia ordinaria – quella di cui sono fatte tutte le cose che vediamo: pianeti, alberi, animali e anche noi stessi – sarebbe una fetta piccolissima!

In tanti pensano che per la mia scoperta avrei dovuto vincere il premio Nobel, ma a me basta sapere che, a distanza di tanti anni, gli astronomi continuino a usare i risultati delle mie ricerche. Credo che non esista onore più grande.

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