INTERVISTA A… GIUSEPPE PUGLISI! Uno dei più grandi misteri della scienza è: cosa è successo quando è nato l’Universo? Gli scienziati pensano che tutto sia iniziato con un Big Bang, cioè una grandissima esplosione che è partita da un punto piccolissimo in cui era tutto molto concentrato, l’energia era grandissima e la temperatura altissima. Sfortunatamente, […]

INTERVISTA A… GIUSEPPE PUGLISI!

Uno dei più grandi misteri della scienza è: cosa è successo quando è nato l’Universo?

Gli scienziati pensano che tutto sia iniziato con un Big Bang, cioè una grandissima esplosione che è partita da un punto piccolissimo in cui era tutto molto concentrato, l’energia era grandissima e la temperatura altissima.

Sfortunatamente, non esistono strumenti per vedere così lontano nel tempo quindi non siamo sicuri di come sia andata realmente. Però, grazie ad alcuni telescopi molto sensibili, è possibile recuperare qualche informazione, per esempio sulla primissima luce emessa dopo il Big Bang.

Questa luce ha un nome particolare, si chiama fondo cosmico di microonde e per capirne di più abbiamo chiesto aiuto a Giuseppe Puglisi.

Giuseppe è un astrofisico, cioè uno scienziato che cerca di capire come funziona l’Universo; ha studiato alla SISSA e ora lavora a San Francisco, negli Stati Uniti.

Una luce che vediamo ancora oggi

L’universo ha 14 miliardi di anni. Fino a quando aveva fino a 380 mila anni, quindi un Universo bambino, la luce è rimasta imprigionata in una specie di palla di fuoco.

“Tutto era molto vicino, molto denso”, ci spiega Giuseppe. “La luce che veniva prodotta non aveva molto spazio per viaggiare quindi continuava a sbattere e interagire con ciò che c’era attorno. Così facendo è rimasta intrappolata nella palla di fuoco”.

Le cose sono cambiate quando l’Universo ha iniziato a espandersi, in modo simile a un palloncino quando viene gonfiato. La temperatura si è abbassata e la luce ha avuto più spazio per viaggiare liberamente tanto da riuscire a sfuggire dal palloncino e a diffondersi nello spazio.

Giuseppe ci ha fatto un esempio: “Immaginate di avere un bicchiere di tè alla pesca e un bicchiere di succo di frutta alla pesca: il tè è trasparente e limpido mentre il succo di frutta è torbido e denso. Se illuminiamo il bicchiere con il succo, il raggio di luce non riesce a passare oltre mentre se facciamo la stessa cosa con il tè allora il raggio passa”. Una cosa simile è successa con l’Universo.

Il colore dell’Universo

“Quando l’Universo era mille volte più piccolo di oggi”, racconta Giuseppe, “la luce era arancione, proprio come il colore dell’arancia; poi è diventata sempre più rossa fino a diventare infrarossa. Avete presente quando i personaggi dei videogiochi hanno quegli occhiali particolari per vedere oltre le pareti? Ecco quelli sono occhiali a infrarosso. Che è sempre luce, solo un po’ diversa”.

Cosa c’entrano le microonde

Oggi la prima luce dell’Universo la vediamo nelle microonde, un ulteriore tipo di luce rispetto agli infrarossi. Forse la conosciamo perché è quella che viene usata dal forno a microonde per cucinare i cibi. “Certo, con il fondo cosmico a microonde non si riesce a scongelare la carne”, sorride Giuseppe, “ma è affascinante pensare che quando accendiamo il forno a microonde di casa è come se ci stessimo collegando con un pezzo di Universo”.

Alla fine della nostra chiacchierata, Giuseppe conclude dicendo che “è importante studiare la prima luce dell’Universo perché ci aiuta a capire da dove veniamo, cosa è successo nei primi istanti della vita dell’Universo e perché siamo qua”.


Nome: Giuseppe Puglisi
Anni: 31 anni
Sono nato a: Catania
Vivo a: San Francisco (Stati Uniti)
Lavoro: all’Università di Berkeley, negli Stati Uniti
Alla SISSA ho fatto: un dottorato in astrofisica

Mi piace: suonare il clarinetto e il sassofono, fare passeggiate in montagna e nei grandi parchi degli Stati Uniti
Il mio sogno nel cassetto è: imparare a guidare una barca vela
Mi piace essere uno scienziato perché: mi piace provare a rispondere alla domanda “Perché?”, anche se non c’è una risposta.